È una delle fasi più emozionanti del percorso editoriale di un autore: ricevere il contratto significa toccare con mano l’interesse di un editore per il proprio lavoro. Apporre quella firma dà la sensazione che qualcosa, per davvero, sia iniziato. Ma se il contratto non è buono, a cominciare saranno i guai!
Tutti un po’ contenti, tutti un po’ scontenti
Il contratto dovrebbe essere il primo passo per mettere le basi di una sana e seria relazione tra autore e casa editrice.
Regolamenta infatti questo rapporto, evidenzia diritti e doveri di ambo le parti e fornisce gli strumenti per gestire contenziosi e problematiche che potrebbero sorgere in corso d’opera.
Un buon contratto quindi tutela sia l’autore sia l’editore e dovrebbe essere bilanciato.
Spesso, però, sull’onda dell’emozione l’autore firma dei contratti che non solo sono estremamente svantaggiosi ma limitano il suo spazio di manovra e influiscono sulle sue scelte future. È così ecco che un contratto diventa un’ombra minacciosa sul proprio percorso editoriale.
Non ha senso, infatti, ossessionarsi nella ricerca dell’editore perfetto, escludere le case editrici a pagamento, chi chiede contributi o l’acquisto delle copie, se poi non si ha la cura di verificare la qualità del contratto che si sta sottoscrivendo.
In questo MasterLAB Chiara Beretta Mazzotta analizza con te un ipotetico contratto, clausola dopo clausola, per osservare dove si nascondono le insidie e che cosa è doveroso pretendere affinché i rapporti con la casa editrice possano essere ottimali.